Menu
in

Rosmundo – L’intervista straordinaria

Rosmundo, un passato straordinario che abbraccia il presente e guarda ad un futuro sempre più digitale

Straordinario, l’aggettivo più ricorrente di questa mia intervista al Maestro Rosmundo Giarletta. Straordinario come lo spirito del fanciullino che traspare a chiari lettere osservando la costante espressione di gioia del Maestro, la sua curiosità inesauribile verso il bello; un bello semplice ed al tempo stesso maestoso. Proprio come i suoi capolavori, un’ osservazione semplice e perfetta della natura che si traduce in mesi e mesi di lavoro, un lavoro interamente  fatto a mano. Rosmundo è il bespoke del gioiello, è il gioiello vivente, il gioiello che parla, il sole che sorride. Rosmundo è gioia, libertà, Rosmundo è bontà, purezza. Ed il suo lavoro non poteva che essere l’espressione speculare di queste mie attribuzioni, che non faccio fatica a credere che siano oggettive e che con piacere racconto a voi.

MAESTRO CHI E’ ROSMUNDO?

Rosmundo Giarletta nasce ad Eboli nel 1962, va via da Eboli a 6 mesi e si trasferisce con la sua famiglia nel Nord Italia. Stiamo parlando di un percorso di vita lavorativa di ormai 37 anni. Chi mi sta intervistando doveva ancora nascere. Di solito si parla del presente ma difficilmente del passato. Il passato è un passato bello, straordinario e felice soprattutto perché ho realizzato il sogno di una vita: quello di diventare orafo e di ritornare ad Eboli. Quella del Nord è stata un’esperienza positiva, perché mi ha dato la possibilità di crescere e di sapermi organizzare. Tanti anni fa non si parlava di lavoro autonomo; noi figli di meridionali eravamo destinati alla fabbrica conto terzi. I miei genitori mi hanno detto “Tu devi studiare e inseguire i tuoi sogni”. E fu proprio mia madre a darmi l’input della gioielleria. Al mercato lei mi mostrava affascinata la bigiotteria ed io decisi che le avrei regalato dei gioielli veri, fatti da me. E così fu. Ho fatto il Liceo artistico a Varese, poi con i miei genitori presi una decisione importante ed andai nella patria dell’oreficieria italiana: Firenze. Frequentai la scuola d’arte come privatista dovendo dare tutti gli esami in un solo anno, poichè i miei non potevano permettersi di mantenermi lì. Poi ebbi la fortuna di lavorare in una bottega a Ponte Vecchio, lì il Maestro iniziò ad insegnarmi “il come si fa”. Quanto è bello poter dire io so fare qualcosa. Quel Maestro mi aprì un mondo e mi diede gli stimoli per dire “io me ne torno a casa mia” ed impiantai la prima bottega orafa ad Eboli. Lì dove batteva e continua a battere il mio cuore. Era il 1981.

COSA L’HA SPINTA DAVVERO A RITORNARE?

La mia vita è stata straordinaria ed è splendida perché come prima cosa ho trovato una moglie straordinaria, Rosaria, che ha sempre creduto nelle mie idee anche dovendo fare tanti sacrifici. Inizialmente la nostra utenza era molto piccola, però c’era il sogno di diventare qualcosa di importante nel corso degli anni. E per farlo dovevo costruire la mia identità artistica. Avere un’identità penso che sia la cosa più importante in questo momento; identificare uno stile in Rosmundo. Per arrivare a questo abbiamo rinunciato a tanti introiti economici che sarebbero potuti derivare da lavori più commerciali ed emulativi pur di dedicarci alla nostra identità. E siccome dietro un gioiello ci deve essere la persona, abbiamo creato uno stile tutto nostro. Rosaria. Lei mi ha dato la possibilità di esprimermi al meglio nei luoghi che mi piacciono di più. Quando ho iniziato a sposare la storia e la bellezza del mio territorio è nato il vero Rosmundo che tutti noi oggi conosciamo.

QUAL È STATO IL PRIMO VERO PROGETTO FIRMATO ROSMUNDO?

Il Maestro Rosmundo con il Principe Ranieri di Monaco

Correva l’anno 1996. Impiegai un anno per realizzarlo. Il capolavoro dei capolavori: il Te Deum. Nel 1996 fui invitato dalla Regione Campania a rappresentare la Campania nel mondo. Tramite loro sono stato a Miami, a Parigi e quando videro che la mia manifattura iniziava ad avere un’identità dissero “Perché non vieni a Montecarlo a rappresentare il tuo lavoro? In quell’occasione incontrai delle persone tra cui un principe Alberto giovanissimo: fu l’inizio del nostro lungo rapporto. Nel 1996 feci questa fiera a Montecarlo e mi dissero perché non partecipi ad un concorso di idee poichè il prossimo anno si celebreranno i 700 anni della famiglia Grimaldi e si può realizzare qualcosa di straordinario. Ed io attraverso la storia del mio territorio, attraverso la città di Campagna, ripercorrendo la Storia locale e ricordandomi da bambino che mio nonno, essendo di Campagna, feudo dei Grimaldi, mi raccontava la favola del principe francese che arrivava a cavallo. Ed ecco il destino cos’ha voluto. Ho incontrato il principe Ranieri a palazzo e realizzato per lui il Te Deum. In quest’opera c’è traforata tutta la storia dei principi di Monaco, partendo da Francesco Grimaldi fino ad Alberto di Monaco.

700 pietre preziose proprio come 700 gli anni del principato. Lo stemma dei Grimaldi è fatto da losanghe bianche e rosse per cui ho usato diamanti bianchi e rubini rossi, i colori del principato. Su questi rombi sono riuscito a collocare in modo simmetrico e perfetto 700 pietre. Intorno allo stemma ho traforato tutti i nomi, partendo dal capostipite, Francesco Grimaldi sino ad Alberto e lì commisi un errore perché giustamente non si sapeva se Alberto sarebbe diventato principe. Per questo fui anche ripreso, io però risposi di essere un artista e che secondo me sarebbe diventato lui principe. Così fu e fu una cosa bellissima.

Nel mese di novembre, quando è festa nazionale, tutta la famiglia monegasca si riunisce in cattedrale e recitano il Te deum. Ho voluto traforare nell’opera tutta questa preghiera che i principi recitano in latino. Sono 1327 lettere in 1 cm e mezzo, sono 5 righe ed  è una cosa straordinaria perché l’opera non è enorme, è 10x10cm per cui rappresentare tutto il Te deum è stata una cosa straordinaria. La cosa più difficile è stata che io usando le mie mani e facendo una simulazione con un cartoncino, ho scritto a pennarello la preghiera e non riuscivo a completarla perfettamente senza lasciare spazi. Ai tempi esclamai “vabeh come vuole il padre eterno” ed il padre eterno mi ha fatto completare perfettamente con l’ultima parola del te deum “eternum”.

Ho utilizzato tutti i lati dell’opera compreso il bordo per dare un’anima a queste opera. Col Te Deum ho realizzato il primo gioiello scatolato, il gioiello diventava veramente tridimensionale dove ogni lato avevo una raffigurazione ed un significato intrinseco. Sul verso ho voluto dare un’interpretazione di fede e di devozione verso Dio, i principi sono molto cattolici per cui ho voluto rappresentare al centro lo stemma dei Grimaldi, ricavato attraverso la tecnica da me inventata del Nido d’Ape figurativo, poi sotto allo stemma ho voluto rappresentare una barca che è la barca di santa Devota, la patrona del principato monegasco. Sotto troviamo il capostipite Francesco Grimaldi che nel 1297 riuscì ad espugnare la rocca dove vivono attualmente i principi. Essendo un’opera dedicata al principe Ranieri, ho voluto rappresentare il legame che lui aveva con la principessa Grace Kelly con un simbolo che aveva una doppia valenza: ho voluto rappresentare l’Arpa. L’arpa è il simbolo dell’Irlanda, la patria di Grace, ma allo stesso tempo lo strumento con cui si innalzava al Dio Creatore il salmo Te Deum, per cui c’era questa bivalenza. Di fianco troviamo due oche, il simbolo del guardiano; proprio come “le oche del campidoglio” prestavano attenzione al campidoglio romano anche i principi devono stare attenti da eventuali nemici. In alto troviamo due delfini che simboleggiano l’intelligenza, il soccorso in mare e la fertilità del principe. Sopra lo stemma traforato c’è sempre il mio stemma, il sole che ride (fu il primo sole) e a chiudere l’opera due enormi mani che rappresentano le mani di Dio a protezione perenne del principato di Monaco.

Il contenitore è stato realizzato sempre con un mio disegno, non è altro che la rappresentazione di un diamante grezzo, capovolto, con la punta verso l’alto, in legno. Questa scatola è composta da otto lati che sarebbero il taglio base di un diamante e su ogni spicchio ci sono traforati tutti i nomi dei Signori di Monaco, per secoli fino al 1997, dedicato appunto al principe Ranieri. In alto vi è un cappucio che se tolto, il diamante diventa un sole. Aprendosi l’opera centrale inizia a ruotare in senso antiorario per ripercorreva tutta la storia dei Principi di Monaco. Continua a leggere cliccando il pulsante in basso Avanti >

MAESTRO HA PARLATO DELLA SUA TECNICA, IL NIDO D’APE FIGURATIVO. CE LA PUÒ SPIEGARE BENE?

Con il mio archetto da traforo, taglio il metallo ricavando il nido d’ape che prende forma in immagini dal profondo significato intrinseco. Questa particolarità contraddistingue tutti i miei gioielli. La particolarità dei gioielli Rosmundo, alta gioielleria, è che sono tutti traforati sul verso, sul recto e sul bordo. Non è semplicemente un gioiello decorativo, io valorizzo ciò che è il pensiero e l’identità della persona che lo indossa. Un gioiello Rosmundo è un vero e proprio pensiero che cammina.

CHE RUOLO HANNO AVUTO ED HANNO I SUOI FIGLI?

Nella mia vita c’è un passaggio fondamentale che non dimenticherò mai: La nascita del mio primo figlio Giuseppe a cui poi si è aggiunto Francesco. Tutto questo mi dato uno slancio, una forza di diventare ancora più unico per lasciare a loro un qualcosa di veramente importante. Avere un’identità vale molto più dell’economia. I miei figli mi hanno sempre accompagnato in queste mie opere. Giuseppe veniva in bottega a toccare con mano il Te Deum. Per loro era fondamentale toccare, vedeva con i loro occhi un’idea diventare realtà. Così grazie a loro e a mia moglie Rosaria sono arrivato a questo livello. Ora sono ancora più vicini perché hanno davvero intrapreso la mia stessa strada. Francesco quando ha visto che facevo il Parsifal, un altro dei miei capolavori, anche lui ha detto, “un giorno farò il Parsifal”.

Il capolavoro Parsifal ispirato da Villa Rufolo a Ravello

La cosa che ci accomuna è la passione che per loro non è un lavoro ma è un’identità. Lavorare e fare il nido d’ape per noi è una peculiarità perché loro si identificano in questa tecnica. Se loro non avessero avuto questa passione Rosmundo finiva con me.

Mio figlio Giuseppe è venuto in bottega, ha appreso perfettamente la mia tecnica, poi ad un certo punto ha detto “papà io me ne devo andare da Eboli perchè se resto qui con te, noi non cresceremo mai. Il mio sogno è che noi diventiamo un brand”. Era la prima volta in vita mia che sentivo parlare di brand perchè io ero abituato a parlare di bottega, artigianato, siti storici. Fu così che Giuseppe lascio un lavoro certo in bottega per andare a Londra.

Io ero molto diffidente, io faccio opere d’arte e lui mi ha fatto capire identità e costruzione di un brand riconoscibile e riconosciuto possono andare d’accordo. E che solo così si può competere a grandi livelli. Abbiamo una storia ed una tecnica unica. Quando si vede il nido d’ape figurativo, è Rosmundo.

PER VENIRE INCONTRO ALLE NUOVE GENERAZIONI QUALI SONO STATI I CAMBIAMENTI APPORTATI?

La novità oggi è che prima di tutto sono affiancato dai figli, i figli hanno portato quel vento di gioventù di cui avevo tanto bisogno. Il mio lavoro è un lavoro di banco, di ore e ore di lavoro, ho costruito una biblioteca e con la biblioteca si fa la polvere. Loro hanno portato via la polvere con un design ed pubblico giovane. E così io e Rosaria ci siamo aperti ai social. Non amavamo la comunicazione perchè un tempo se volevi far pubblicità su riviste di settore esistevano dei prezzi assurdi. Faccio un esempio, parliamo di Vogue gioiello, una rivista che è scomparsa e che era la nostra Bibbia a cui tutti aspiravamo. Per una sola facciata mi chiedevano 30 milioni di lire, 15 mila euro! Con l’avvento dei social si è aperto un mondo straordinario, opportunità straordinarie. Con poco ci rivolgiamo ad un pubblico mondiale. Le mie porte si sono aperte al mondo e far conoscere la storia di Rosmundo al mondo è semplicemente straordinario. Abbiamo ingaggiato un social media manager che è una figura che io non conoscevo. Volevo far rispecchiare sui social quella che era la mia immagine e ci stiamo riuscendo alla grande. I social mi hanno dato la possibilità di aprire la mente a ciò che è il mio territorio perché ho scoperto come il gioiello può interagire con i posti meravigliosi di cui mi circondo ogni giorno. Provo emozione dove c’è la natura, dove c’è il paesaggio. La natura mi regala quell’emozione che io trasformo in gioielli. Un’emozione che insieme al dipartimento digital cerchiamo di infondere a tutti i nostri seguaci. Pensi che siamo partiti da zero ed in solo 6 mesi ci seguono già più di 100 mila persone tra Instagram e Facebook! Continua a leggere la fine dell’intervista cliccando il pulsante in basso Avanti >

PER CONCLUDERE, QUALI PROGETTI HA LA ROSMUNDO PER IL FUTURO?

Il primo passo è stato quello di formare un’azienda dove ogni componente ha un ruolo ben definito. Dopo tante discussioni generazionali, ho fatto 10 passi indietro e mi sono messo a disposizione. Ho dato responsabilità ed ho le mie di responsabilità. Io e Francesco siamo gli artigiani, mia moglie cura la parte finanziaria, mio figlio Giuseppe da Londra cura i grandi clienti e abbiamo esternalizzato la comunicazione ad una delle migliori agenzie sul mercato. Con queste basi posso proiettarmi verso il futuro insieme a loro.

Le racconto un episodio. Quando fui nominato Cavaliere all’arte e alla cultura del Principato, la principessa Carolina di Monaco, per omaggiare la mia presenza ha voluto indossare un mio pendente in occasione della festa nazionale a Monaco. Si affacciò dal palazzo per salutare il suo popolo con un mio gioiello.

Insieme ai miei figli adesso voglio che i nostri gioielli siano indossati dalle più belle donne del mondo.

GRAZIE MAESTRO!

Grazie a voi!

Web: www.rosmundo.com

Instagram: www.instagram.com/rosmundo_

Facebook: www.facebook.com/rosmundo

Scritto da Vincenzo Girasoli

Una vita ad immaginare e costruire un futuro che non è mai stato così chiaro e limpido. Fatto di emozioni inesauribili alla vista dei colori che questo mio Paese sa ogni giorno regalarmi. Ho viaggiato, senza mai stancarmi, per poi fermarmi dinanzi al blu del mio Mediterraneo. Lì capire che qualcosa di grande e profondo, intenso e meraviglioso, stava accadendomi; e che non mi sarei mai più fermato. Tuffandomi in quel mare sapevo che non avrei più potuto tornare indietro. Al contempo sapevo che i brividi che mi percorrevano sarebbero stati i vostri. E che insieme avremmo corso sempre più veloce verso qualcosa di puro, autentico, genuino, felice. Qualcosa che con orgoglio chiamo Idressitalian.

Exit mobile version