Menu
in , ,

Intervista a Filippo Callipo detto Pippo – Orgoglio di Calabria

Intervista a Filippo Callipo – La Calabria che ci piace e che ci rende orgogliosi

Ha costruito un impero economico ed umano seguendo modelli aziendali all’avanguardia; frutto dell’esperienza e di un’attitudine lungimirante, libera.

“Lasci che le faccia vedere una cosa. Guardi l’ultima pagina e legga sotto la fotografia di quel bambino”…

Presidente, vorrei affascinarmi ascoltando un po’ di storia della Callipo. Com’è nata? Questa è l’unica azienda secolare calabrese ed italiana di un certo livello.

Guardi le racconto per sommi capi, poi approfondiremo quello che lei riterrà opportuno. Il golfo di Lamezia è stato sempre raffigurato nelle carte anticate con i  tonni che saltano. Infatti, qui c’è sempre stata la pesca del tonno perchè le nostre acque, essendo tiepide, venivano preferite dai tonni per riprodursi deponendo le uova. Quindi venivano in superficie e lì li si poteva osservare saltare. Facevano questa migrazione genetica perché arrivavano dalla Sardegna, scendevano nel golfo di Lamezia, stavano qui per riprodursi e poi andavano verso la Sicilia; facevano Milazzo, Palermo e giravano dall’altro lato. Poi ripassavano una parte dallo stretto di Messina e risalivano. Si chiamava infatti, il tonno di andata e il tonno di ritorno. Proprio un termine commerciale, perché il tonno di ritorno aveva un valore inferiore essendo una carne più scura; era un pesce stanco, non bello grasso.

Questa pesca c’è da sempre. In una zona tra Pizzo e Tropea, a Sant’Irene, ci sono delle vasche scavate nel tufo e lì c’era una tonnara dove veniva conservato il tonno sotto sale, perché anticamente l’unico conservante era il sale.

Intervista a Filippo Callipo

Molto di questo prodotto che veniva pescato veniva commercializzato nella zona ed era una zona molto limitata perché non c’erano mezzi di trasporto, non c’erano camion frigorifero; allora quello che pescavano a Pizzo al massimo arrivava a Lamezia con il traino, il carretto con il cavallo. Si poteva consegnare a Vibo, si poteva consegnare a Sant’Onofrio; paesi vicini, il resto si buttava. Non si utilizzava.

Il mio bisnonno nel 1913 costituì la società come potete vedere dall’atto affisso su quel muro. Questo è l’atto iniziale della società.  Il mio bisnonno con i due figli costituì questa società e da lì cominciò a lavorare il tonno nel periodo di maggio e giugno; in seguito tutti i prodotti di importazione. Quel tonno si pesca a maggio-giugno e poi si esaurisce perché il tonno si inabissa; vanno in caverne sottomarine a chissà quale profondità.  Non si vedono, non si notano e poi si rivedono nel periodo di maggio-giugno. Quindi da lì iniziò quest’attività. Erano due fratelli e il padre, poi è subentrato un altro fratello; poi è morto il padre Giacinto e poi ci sono stati tutti i vari passaggi dell’azienda. Mio figlio si chiama Giacinto ovviamente. Continua a leggere l’intervista cliccando Avanti >

Dal 1913 ad oggi ne sono cambiate di cose. Con la sua gestione quali strategie di differenziazione sono state attuate?

Più che strategie diciamo ho tenuto un punto fermo; abbiamo tenuto quello che è stato tramandato, che è vero e non è solo uno slogan pubblicitario: “la qualità innanzitutto”. Questo ha tenuto forte mio nonno ed io che da ragazzino e già frequentavo l’azienda ho visto mio padre mai tergiversare su questo punto. Questa è la cosa che ci ha premiato e ci ha concesso di superare le crisi, periodi brutti come quello del dopoguerra. L’azienda ha subito delle modifiche, si è adeguata alla tecnologia, ai sistemi moderni ma mai rinunciando all’ aspetto artigianale. Perché il nostro invasettamento è tutto manuale per esempio. Ci sono le donne che mettono manualmente il bastoncino dentro il vasetto; non c’è una macchina che mette i pezzetti di tonno all’interno. Siamo passati da uno stabilimento della vecchia marina di Pizzo ad uno fuori Pizzo a nord e poi siamo qui a Maierato dall’88. Quindi con evoluzioni di locali, di spazi maggiori, con evoluzione di tecnologia ovviamente.

Intervista a Filippo Callipo – Photo credit: www.bellaitalia.co.uk

L’impegno nello sport, nella gelateria entrambi eccellenti…

Guardi io nello sport mi ci sono trovato per caso 24 anni fa perché nel ’92 alcuni amici, miei coetanei, avevano questa squadretta in serie C2 e mi chiesero una mano per la sponsorizzazione. Piano piano mi hanno coinvolto sempre più nella società chiedendomi suggerimenti a cui seguivano i primi successi. La squadra è andata in C1, poi B2, B1 e poi nel 2004 abbiamo avuto la promozione nella massima serie: il 13 maggio del 2004. Questo è successo perché mi hanno lasciato la società in mano non avendo loro fondi da investire ed ho trasferito quella che era l’organizzazione aziendale nella società sportiva. Abbiamo raggiunto degli obiettivi molto soddisfacenti. Anche nello sport se la società è organizzata con certi criteri ne beneficia tutta l’operazione. Pensi che noi abbiamo dovuto rompere un muro che era quello della non volontà di venire in Calabria da parte dei giocatori.

Intervista a Filippo Callipo – Photo credit: www.notizie.comuni-italiani.it

In Calabria un giorno ci svegliamo e ci ritroviamo eccellenti in qualcosa. Qual è il segreto Presidente? Quale messaggio possiamo diffondere per far bene?

Non c’è un segreto. Le cose bisogna farle in maniera ordinata, bene, con criterio. Soprattutto con amore e passione. Bisogna sostenere quelli che sono i modelli aziendali non sul campo ma in tutta l’organizzazione. La squadra non ha solo 12 giocatori che giocano e due allenatori, c’è tutto il contorno dietro: appartamenti per i giocatori, agli stranieri bisogna dare la macchina e poi tutto il resto…il palazzetto, i rapporti con il comune; quindi una cosa è gestire così “a quando mi ricordo” come si usa fare da Roma in giù ed un’altra cosa è gestire fissando scadenze, programmando tutto.

La cosa più difficile che ho avuto quando siamo arrivati in B1, A2 è stata quella di riuscire a portare i giocatori in Calabria perché loro pensavano di venire giù con grandi disagi. Il primo anno, ovviamente, ho dovuto allettarli economicamente altrimenti non avrei fatto la squadra. Negli anni successivi i giocatori hanno fatto tamtam parlando bene della società e del Presidente Adesso Vibo è una delle piazze più appetibili perché i giocatori qui stanno bene, c’è un rapporto cordiale con la gente, un rapporto umano con me e con la società tutta.

Noi abbiamo 300 e più bambini che fanno pallavolo con dei professionisti, non con delle “maestre dell’asilo”.  Non facciamo pallavolo dove i genitori portano i bambini per tenerli un’ora; quello lo fanno all’asilo, qui da noi vengono per raggiungere risultati a cui nemmeno i genitori credono. C’è un tipo di inquadramento che serve anche nella vita.

Esempio loro si sentono di appartenere ad un corpo. Questi ragazzi indossano la tuta Callipo come i grandi e sanno che non possono fare più gli scostumati per strada. Io intervengo con loro dicendo attenzione ragazzi che voi da questo momento state vestendo la divisa e quello che fate voi di negativo non si ripercuote su di voi ma sulla società tutta.

Prima di entrare i ragazzi fanno tutte le visite mediche obbligatorie. Tutto questo ha un costo, è una bella attività che piano piano è diventata una grande passione.

Per concludere le cose vanno programmate. Non si arriva all’ultimo minuto. I miei colleghi mi hanno fatto la stessa domanda. Il segreto è quello della programmazione. Io sono esasperato per questo. Bene il segreto è questo altrimenti una persona non può fare tante cose e bene; perché poi all’ultimo minuto ti si presentano cento cose e non le puoi assolutamente fare. Continua a leggere cliccando Avanti…

Intervista a Filippo Callipo

Giustissimo. Sono rimasto colpito da questa attenzione verso i ragazzi e dalla parola inquadramento che anch’io sento forte. Secondo lei come possiamo esportare questo modello vincente in tutta la Calabria? Io da Milano mi sono fortemente rammaricato della sua mancata elezione a Presidente della Regione Calabria perché sono convinto che chi è in grado di amministrare bene nel privato sia in grado di amministrare bene l’amministrazione pubblica. Perché pretende che certi ritmi vengano rispettati, pretende che certe cose funzionino; non può accontentarsi che una cosa venga sempre procrastinata, perché sa che nel privato questo non funziona.

Nel privato, la prima scritta, la prima parola è la meritocrazia. Io questo lo dico sempre anche quando parlo con gente che fa politica. Tu chiedi perchè la Callipo ha successo e la regione Calabria che è un’azienda molto più grossa non ha non ha successo. Qui c’è meritocrazia. Pensi che molti anni fa c’era un mio nipote, figlio di una mia sorella che voleva lavorare in azienda. Siccome faceva il lavativo gli ho detto “Giuseppe mio non fa per te qua, vatti trovare pane da un’altra parte”. Se io non ho tenuto un ramo secco che poteva essere mio nipote che allora era l’unico nipote maschio….la meritocrazia! Se io mi devo tenere un asino solo perchè è figlio del compare ” Però èfigghiu du cumpari..” Quello li non farà niente, non ti aiuterà ad andare avanti…anzi è distruttivo! Questo è il disincentivo che c’è nel nostro pubblico. E’ un sistema che non è facile. Io su facebook per questo ho istigato all’insurrezione, alla rivoluzione!

E lei fa bene! Pensi che io pochi giorni fa ho fatto la strada che da Fabrizia porta a Gioiosa Ionica. Piena di buche grosse, ho rischiato la vita! E mi sono chiesto com’è possibile che abbiamo un palazzo della regione così maestoso e nessuno ha il buon senso di sistemare una strada.

Quella strada l’ho fatta di recente anch’io perchè è la stessa strada che da Fabrizia porta qui e quindi so cosa voglia dire. I paesi interni così muiono perchè la gente se ne va. E queste cose ai politici non interessano.

Perchè questi signori sono ancora lì e non fanno spazio a persone competenti?

Perchè il popolo glielo permette subendo tutte le avversità. I giovani non ci credono più. Ormai si è creata questa mentalità che tutto è una perdita di tempo, vanno avanti così. Si lamentano che sono disoccupati. Si lamentano di questo, si lamentano di quello. Una mia amica francese che sta in Calabria da circa 35 anni parlando di queste cose mi ha risposto “Pippo i calabresi non sono come i francesi”. Quando si arrabbiano in Francia perchè qualcosa non gli sta bene, mettono tutto ferro e fuoco.

Se non si è uomini liberi non ci si può mettere contro la politica.

Lei lo è?

Al 100%

…Il bambino della fotografia era Filippo Callippo nel menu dei ristoranti italiani a Londra “Bella Italia”. Il Presidente è stato orgoglioso nel mostrarmela. A ben ragione.

Intervista a Filippo Callipo

Grazie Pippo. Auguro alla nostra Calabria, tanti uomini come lei.

Vincenzo Girasoli

Scopri anche l’intervista a Daniele Rossi, imprenditore calabrese del Caffè Guglielmo cliccando qui

Scritto da Vincenzo Girasoli

Una vita ad immaginare e costruire un futuro che non è mai stato così chiaro e limpido. Fatto di emozioni inesauribili alla vista dei colori che questo mio Paese sa ogni giorno regalarmi. Ho viaggiato, senza mai stancarmi, per poi fermarmi dinanzi al blu del mio Mediterraneo. Lì capire che qualcosa di grande e profondo, intenso e meraviglioso, stava accadendomi; e che non mi sarei mai più fermato. Tuffandomi in quel mare sapevo che non avrei più potuto tornare indietro. Al contempo sapevo che i brividi che mi percorrevano sarebbero stati i vostri. E che insieme avremmo corso sempre più veloce verso qualcosa di puro, autentico, genuino, felice. Qualcosa che con orgoglio chiamo Idressitalian.

Exit mobile version