«Il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale»
Lasciatemelo dire, una grande, grandissimo plauso ai migliori pizzaioli napoletani (Antonio and Gino Sorbillo, Antonio Starita, Ciro Oliva, Gennaro Rapido, Luigi e Vincenzo Capuano, Carlo Sammarco, Michele Pascarella, Giacomo Guido, Bernardo d’Annolfo e molti altri) che con grande passione e sacrificio hanno reso e stanno rendendo la pizza napoletana un vero e proprio marchio di qualità e garanzia in Italia ma soprattutto nel mondo. Per chi non lo sapesse, se la pizza fosse un marchio registrato, avrebbe un valore superiore a quello di Ferrari ed Apple messi insieme.
Bisogna vivere i pizzaioli e la loro pizza napoletana per capire quanto siano meritate le parole dell’UNESCO. Oggi a Napoli siam certi si apriranno grandi i festeggiamenti. Appuntamento alle 11.30 in via dei Tribunali dove Sorbillo ha già annunciato di distribuire pizza gratis! Viva Napoli e viva la sua pizza, degna di questo nome. Tutto il resto è farina sporca di pomodoro.